Per riempire dei moduli ho fatto tardi. Stupida imprudenza!
Mi blocco di
colpo. I fogli restano come stanno. La penna cade sul pavimento. Non importa.
Prendo il cappotto e la borsa. Esco dall’ufficio. Lotto con la serratura, la
fretta mi intorpidisce le mani, finalmente riesco a infilare la chiave.
Fingendo calma comincio a camminare. Cinque isolati mi separano dal palazzo in
cui vivo.
Non li vedo,
ma so che se ne stanno lì, in agguato.
Silenzio. Il
fetore attraversa la notte. Odorano di carogna.
L’aria
fredda mi ferisce il viso. Mi stringo dentro il soprabito. Alzo il colletto.
Accelero il passo.
I miei
tacchi riecheggiano contro l’asfalto. Rimangono ancora due isolati.
– Dovrei
essere preparata – penso – quando cala il sole, le strade sono loro. L’Autorità
è impotente a tenerli sotto controllo. Da quando è così? Non mi ricordo. Da
ieri, da un mese. Forse sono già passati vent’anni così.
Inizia a
piovigginare. C’è un lampione all’angolo, le gocce brillano contro la sua luce.
Sotto, una giovane. Le passo accanto. Minigonna di cuoio, stivali alti, labbra
rosse.
Mi sorprende
la sua presenza. Saremo le uniche due persone che sono fuori a quest’ora –
immagino.
Immagino
male. Un’auto si avvicina, si ferma e la carica. Al volante c’è l’Autorità. La
ragazza indica il conducente con la testa e grida attraverso il finestrino: “Non
è colpa dei lupi, eseguono gli ordini”.
La macchina
si allontana.
Non ho
capito il messaggio, non voglio capirlo.
– Basta –
dico – se sopravvivo a stanotte, domani stesso lascio la città.
Patricia
Nasello (Argentina), Encuentro con el
jefe de los lobos
(Tradotto da
Esta que ves)
Fantastico, Patricia, sempre é una bella sorpresa quando arrivamo alla fine dalle tue narrazione.
RispondiEliminaPaso a paso construyes una inesperada sorpresa.
Abrazo enorme.
Siempre sorprendente con tus relatos, Patricia. Felicitaciones...Adriana
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