Mia zia è un robot — Álvaro Ruiz de Mendarozqueta

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Dicono che lo diceva lo scemo del villaggio. Camminava per il viale e quando incrociava qualcuno, non con tutti, gli diceva “mia zia è un robot”. Alcune persone che dicono d’aver parlato con lui, raccontano che quando gli domandavano perché diceva quella cosa, lui raccontava che era perché aveva una zia robot. I più audaci continuavano a far domande, così raccontano, e lo scemo del villaggio diceva loro che sua zia aveva un chiodo nel braccio, due denti metallici, una protesi nel ginocchio e una forbice nell’addome che i chirurghi s’erano dimenticata. Povero scemo, dicevano: questa zia è una persona vera con delle parti di metallo. Ma c’era una persona che non diceva così, diceva che quando lo scemo stava in manicomio, sua zia veniva a fargli visita e gli offriva una birra che estraeva da uno scomparto nel suo addome.


Álvaro Ruiz de Mendarozqueta (Argentina), Mi tía es un robot

(Tradotto dal blog Químicamente impuro)

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