Per le parole ribelli, capricciose, che appaiono e fuggono, come gli elfi, i folletti e gli spiriti effimeri, sono buoni i tovaglioli di carta. Quei tovaglioli che, sui tavoli del bar, stanno in attesa di una bocca avida, che lasci il segno su di loro. Ma noi sappiamo che stanno lì anche perché possiamo catturare parole tenere come croissant appena sfornati. Così, quando le parole schive finalmente arrivano, non possiamo farne a meno; la pulsione è più forte: le intrappoliamo. Vicino a quelle, giungono affrettati pensieri e sogni fugaci. Paghiamo il nostro caffè e ci allontaniamo felici, il tovagliolo conservato in una tasca o nella borsa: perché la consegna è continuare a scrivere, continuare a vivere un po’, un pochino di più ogni giorno in quelle parole, intrappolate nei tovaglioli di carta rubati da un bar.
María del Pilar Jorge (Argentina), Palabras atrapadas en servilletas de papel robadas de un bar
(Tradotto da Químicamente impuro)
(Tradotto da Químicamente impuro)
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