Until Tomorrow — Jasper Mortensen

.

(Immagine: Grégory Elbaz)


Ah, quel trombettista che se ne torna tutto solo, la notte l’avvolge come la coperta calda dei suoi suoni, quelli che mette in fila nelle sere di fumo del suo club, sigarette, drinks, cubetti di ghiaccio che tintinnano sul vetro del bicchiere uguali allo xilofono, ma la tromba, la tromba è un’altra cosa cazzo, lui ci soffia dentro tutto, tutto quello che ha, anche l’anima a volte, quasi sempre, dice Glenda la puttana anziana, verso le tre, quando restano solo un paio di coppie col terrore di tornare a casa e il solito ubriaco che cantilena la sua guerra con il mondo, verso le tre Glenda gli fa quell’occhiolino da pesce-gatto, è il cenno convenuto, lui attacca l’assolo, One more kiss dear, e il pesce-gatto si scioglie perché lui ci mette dentro tutto, ci soffia anche l’anima nella sua cornetta, il dolore alle guance non lo sente più da anni, ma adesso sono gli altri che lo provano, un pizzico che gli va dall’interno delle guance fino in gola, e poi giù nello stomaco, One more sigh, le donne si stringono più forte ai cavalieri, le labbra hanno voglia del bacio perfetto, Only this dear, il bacio che darebbe Bogart forse, ma quelli sono compagni rimediati, gli aliti pesanti dalle troppe sigarette, Glenda che spegne l’ennesima cicca dentro il portacenere, coi lacrimoni pronti, le viene sempre da singhiozzare all’Only this dear, It’s goodbye, è il ricordo di un pianto, gioia pura, quando l’americano biondo venne dentro di lei, rabbrividirono tutt’e due i corpi, simultaneamente, quella volta non ci fu bisogno di far finta, lei pensava sì, posso innamorarmi di questo ragazzo, si chiamava James, anche il trombettista si chiama così, James, ma forse è solo un soprannome, o un nome d’arte, cosa importa un nome, un nome è giusto una nota, e una nota è niente senza tutto il resto, il resto della musica, For our love is such pain and such pleasure, il resto della musica che resta dentro l’anima mezzo addormentata, dentro la cornetta quando il trombettista se ne torna a casa, tutto solo, è per questo forse che non la ripone nella sua custodia, gli piace dondolarla nella mano la cornetta, camminando, è quasi l’alba, dear, a Glenda sarebbe piaciuto un altro bacio, un bacio ancora, anche con l’alito pesante di sigaretta, le avrebbe sciolto il cuore, non avrebbe fatto finta, Glenda, per la seconda volta, invece James se ne torna tutto solo, la notte l’avvolge come la coperta calda dei suoi suoni, fantasmi di echi dentro il club fumoso, deserto, Until tomorrow, goodbye.


Jasper Mortensen (Canada), Until Tomorrow

(Tradotto da # of My Souls, inedito)

Nessun commento:

Posta un commento