Testamento — Pía Barros

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Mi impose il silenzio, mi obbligò ad accettare il suo tesoro e con quello mi passò la sua ferocia, le sue scuse, avvolte nella carta, che io raccolsi reticente.
Girò il viso verso la finestra e da lì uscì portandomi via i suoi occhi opachi, tutti gli anni della sua rabbia, ogni rancore che avevo nascosto in fondo alla mia borsa.
Il telefono squillò prima dell’alba per annunciarmi il suo decesso.
Come una figlia devota, andai fino alla fine del cortile, aprii la terra, feci una croce di pietra e sotto quella, tutti in fila seppellii i suoi denti.


Pía Barros (Cile), Testamento

(Tradotto da Llamas perdidas, Thule Ediciones 2006)

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