Fa lo stesso — Agota Kristof

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(Immagine: Mrvegas)


I
n alto, in basso, teste blu, cardi.
Qualcuno canta qualche cosa.
Fa lo stesso, non è nemmeno bello, è una canzone triste, antica.
- E domani ? Ti alzi, dove vai ?
- Da nessuna parte. O forse, dopotutto, da qualche parte andrò.
Fa lo stesso, in ogni caso si sta male ovunque.
Ma dormire è difficile, ci sono le campane che suonano, gli orologi.

- Stenda il fazzoletto, signore. Vorrei inginocchiarmi.
- Si accomodi.
Nel tram erano in due. Uno tirava il campanello, l’altro faceva i buchi.
Non c’era nessuno che scendesse al capolinea.
Eppure è lì che si fermano tutti i tram.
E neanche nessuno che salisse.
Fa lo stesso.
Si mettono in ginocchio, scambiano qualche parola.
- Le va di scambiare qualche parola con me ?
- Credevo volesse pregare.
- Già fatto.
- Oh, allora le cose cambiano. Possiamo ripartire.
Le telefono domani.

- Che notizie mi dà?
- Come stanno i bambini ?
- La ringrazio. Per ora di malati ce ne sono solo due.
I più grandi vanno nei negozi, per riscaldarsi. E da voi ?
- Niente di particolare. Il nostro cane non sporca più. Abbiamo comprato dei mobili a credito. Ogni tanto nevica.


Agota Kristof (1935-2011), Fa lo stesso

(Tratto da La vendetta, Einaudi 2005 — traduzione di Maurizia Balmelli)

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