Indovinello con poeta — Héctor Ranea



Castore e Polluce erano l’ornamento della notte in cui lui nacque e, forse, si potrebbe dire che il suo nome era segnato da una preposizione, ridotta e sincopata, benché avesse qualcosa di predicato al tempo, che sempre cresce. E tutto questo si deduce un po’ alla volta, in realtà soltanto a mo’ di congettura, com’è il suo poema, a partire dalla prima riga del suo grande viaggio.
Non so se il pane adesso sappia di ciò che lui avrebbe gradito; comunque la sua voce tuonò in tante battaglie così come in poemi, e alcune di quelle erano forse più sanguinarie dei secondi, e altre, fortunatamente, furono solo a viva voce, benché, a volte, illuminate da candele oscure. E poche battaglie vinse, di sicuro, e in meno lotte che poemi espresse la sua vera causa. Ciò è certo assai più verosimile di quanto sia l'alloro immaginario che ne annunziò la costellazione della nascita.
Camminò, si fa per dire, il paese intero. Forse fuggendo, ma senza temere, forse lasciando all'oblio la sua parola, con tanto orgoglio come con timore.
Dicono che amò tanto intensamente che mai tornò a incontrare la sua amata se non nella sua morte. Ma è improbabile: a meno che non si consideri che le poesie che le dedicò fossero scene tratte da momenti simili alla morte, all’estasi, al naufragio.
Morì in autunno però non fu foglia, e guardando il mare, oggi invisibile. E anche se questo accadde tempo fa, ancora adesso il suo poema viene letto, perché a percorrere le righe insieme a lui queste ci gettano in turbinii giganti che, se si vuole, possono vincere la Storia, benché tutto quanto esista appena dentro la sua mente, che per fortuna non si spegne mai.


Héctor Ranea (Argentina), Adivinanza con poeta


(Immagine e traduzione dell’Autore — revisione linguistica ed editing: S.V.)

1 commento:

  1. Bello il racconto di Héctor, come sempre, poético ed avvincente,

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