Le geografie immaginate di mia madre — Juan Yanes

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(Immagine: Stas Gerasimovich)


Sorrise – sorrideva sempre – e, d’improvviso, cominciò a recitare i ventisei cantoni della Svizzera come se parlasse una lingua misteriosa:
– Com’è possibile che tu non sappia i cantoni della Svizzera? Vediamo, ripeti con me: Argovia, Appenzello Esterno, Appenzello Interno, Basilea Città, Basilea Campagna, Berna, Friburgo, Ginevra, Glarona, Grigioni, Giura, Lucerna, Neuchâtel, Nidvaldo, Obvaldo, San Gallo, Sciaffusa, Svitto, Soletta, Turgovia, Ticino, Uri, Vallese, Vaud, Zugo e Zurigo.
Guardò verso l’uditorio, che in quel momento era formato esclusivamente da me, in attesa di un qualche riconoscimento. Erano settantacinque anni che ripeteva quel rosario, come qualcosa di speciale per occasioni speciali.
– Hai una memoria eccezionale – le dissi –, e restò ragionevolmente soddisfatta. Poi rimase sospesa per un attimo in una nebulosa di ricordi geografici, suppongo, al termine del quale io aggiunsi:
– Poco fa siamo stati sul Monte di Santa Tecla, alla foce del Miño a Pontevedra. Sulla cima c’era un castro celta in perfetto stato di conservazione. Dall’alto si vede un panorama maestoso della foce.
– Il Miño, nasce a Fuete Miña, provincia di Lugo. Passa per Lugo, Orense e Tuy. Sfocia a La Guardia tra Spagna e Portogallo. Il suo affluente principale è il Sil.
– Oggi tocca geografia, eh? E l’Ebro? Che mi dici dell’Ebro? – indagai io un po’ maliziosamente.
– Ah, l’Ebro, l’Ebro! L’Ebro è un fiume che mi piace molto perché passa per un sacco di posti, sai? Vediamo, l’Ebro nasce a Fontibre, a cinque chilometri da Reinosa, nella provincia di Santander – recita con un entusiasmo inusitato, come se fosse il primo giorno della creazione dei fiumi e delle città –, e passa per Miranda, Haro, Logroño, Calahorra, Alfaro, Tudela, Mequinenza, Mora e Tortosa. Sfocia nel... in che mare sfocia?
– Nel Mediterraneo, credo.
– Certo, certo! – continuò un po’ sconcertata dalla piccola mancanza della scolaretta che sa tutto a memoria – sfocia nel Mediterraneo, formando il Delta de los Alfaques – e quando nomina la parola “delta”, fa un gesto estendendo la mano destra e aprendo le tre dita centrali, come a sottolineare il fatto che un delta fluviale ha forma di triangolo.
– E questo a che cosa ti è servito nella vita? – domandai, convinto che lei non avesse mai visto il fiume Ebro, né fosse stata a Mequinenza, o Haro, o a Tudela... né, naturalmente, a Friburgo, Ginevra o in qualsiasi cantone svizzero del mondo.
– A niente – rispose con disinvoltura, e aggiunse –, be’ sì... tutto serve – e ritornò sospesa in una qualche altra geografia immaginata. Sorrise nuovamente, sorrideva sempre.


Juan Yanes (Spagna), Las geografías imaginadas de mi madre

(Tradotto da Máquina de coser palabras)

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