Copeland è un tipo metodico — Jasper Mortensen

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Copeland è un tipo metodico. Si alza ogni mattina alle cinque e mezzo, svuota la vescica, mette su il caffè. Poi tosta due fette di pane in cassetta, le spalma di burro abbondante e di un sottile strato di marmellata di more. Per l’intera operazione (pane, burro, marmellata) impiega esattamente tre minuti. Alle cinque e cinquanta Copeland è seduto al tavolo della cucina a fare colazione. Prima sorseggia il caffè bollente tre volte, scottandosi la lingua. Dopo soffia a lungo nella tazza – quattro volte – e manda giù tutto d’un fiato. Mentre finisce il suo caffè che gli brucia nello stomaco, Copeland pensa sempre che dovrebbe mangiare qualcosa a colazione, che così eviterebbe quella maledetta gastrite, ma che non ne ha mai avuto voglia.


Poi, alle sei precise di ogni giorno, Copeland apre la porta dello scantinato e scende. Da metodico qual è, Copeland sa che impiegherà due minuti per percorrere lo stretto cunicolo che ha scavato quarant’anni prima nascosto dietro il pannello degli attrezzi.

Due minuti esatti.

Dovrebbe saperlo anche la donna incatenata che aspetta oltre la porta di piombo. Ogni mattina, metodicamente, da giorni, mesi, forse anni. Dovrebbe saperlo, ma non lo sa. Nel buio irrespirabile dei suoi stessi escrementi, ha perso la cognizione del tempo, non sa neanche più che cosa sia il mattino.

Al mattino il resto della gente fa colazione. Lei no. Quelle due fette di pane tostato, burro e marmellata, che Copeland le spinge a forza nella bocca hanno un sapore disgustoso, indicibile.

Il sapore della morte sempre rimandata.


Jasper Mortensen (Canada), The Methodical Copeland

(Tradotto da # of My Souls, inedito)

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