Il cacciatore di rumori — Nemésio Brito de Almeida

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Si nutriva di suoni, andava a caccia di rumori, voci.
Lo prendevano per pazzo — è chiaro —, perché nessuno riusciva a capire il senso di tutto quell’affannarsi, dell’andare in giro con registratori grandi e piccoli, microfoni microscopici e ingombranti, bicchieri, stetoscopi.
In casa passava il tempo con l’orecchio attaccato alla tazzina che appoggiava alla parete, per non perdersi neanche un sussurro dall’appartamento dei vicini.
Si dice che nessuno lo avesse mai sentito dire una parola. E che fosse il figlio di una coppia di sordomuti.

Ogni notte faceva lo stesso incubo: era Ludwig van Beethoven e stava per morire.
Non era la fine a terrorizzarlo, ma tutto quel silenzio.


Nemésio Brito de Almeida (Portogallo), O Caçador de ruídos
(Tradotto da Recordações de um Homem sem Memória, Ed. Conímbriga, 1973)

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