La matricola dei crani — Jorge Souto Browne

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Forse non a tutti è nota l’esistenza del Royal Hamlet Museum di Londra.

Non è necessario spiegare nel dettaglio di cosa si occupi, quale reperti metta in mostra, eccetera. Si dica solo che la sua attività museale non riguarda le innumerevoli rappresentazioni teatrali dell’immortale capolavoro shakespeariano.

Vale la pena, invece, spendere una parola per gli ignoti James Blacksmith e Patrick W. Terrence, che prestarono servizio al museo londinese, ogni giorno dalle 09.00 a.m. alle 06.00 p.m., fino alla pensione.

In un unico caso i due dipendenti si trattennero oltre l’orario regolare. Quando dalla seconda teca a destra (partendo dall’ingresso) scomparve il cranio H247.

Il severo direttore del Royal Hamlet, il famoso antropologo fisico Fitzroy, non credette affatto alla versione del trafugamento da parte di un visitatore in vena di burle. (E con fondamento: l’ultimo biglietto venduto risaliva a dieci mesi prima.) Prevalse l’ipotesi che l’esemplare H247 in realtà non fosse mai stato esposto, che dunque si trovasse da sempre nei depositi.

Durante quei tre giorni e quelle tre notti di lavoro senza sosta Blacksmith e Terrence dovettero quindi contrassegnare con l’apposito stampiglio alfanumerico l’intero patrimonio museale: circa trentaduemila teschi, forse non tutti umani, nessuno dei quali era stato ancora matricolato.

Quasi ovunque, i direttori sono noti per la loro puntigliosità.


Jorge Souto Browne (Inghilterra/Portogallo), A Matrícula dos Crânios

(Tradotto da Enciclopédia do Estranhamento para os Parvos, Oúltimofarol Ed., 2008)

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