(Jean-Pierre Velly, Je trouverais pou toi, 1978)
A Judith Bosch
Posseggo 937 edizioni de La metamorfosi, di Franz Kafka. Le ho contate. Edizioni di lusso, tascabili, commemorative, accademiche, informali. Con prefazioni illustre o apocrife, in traduzioni notevoli od ignobili o rigorosissime. In lingue comuni come lo spagnolo l’inglese o il francese. O più esotiche rispetto al mio ambito culturale, tipo il cinese cantonese, lo yiddish o il copto.
Ho letto un’infinità di studi su questa narrazione, che mi ossessiona fin dall’adolescenza. Conosco una moltitudine di interpretazioni critiche, di seconde, di terze letture. Di esercizi ermeneutici, testi allusivi od esegetici dalla singolare competenza circa Gregor Samsa.
Ho trascorso la mia vita cercando copie di quest’opera in ogni libreria di ogni città di ogni paese in cui ho messo piede. Non sono mai riuscito a resistere alla tentazione di acquistarla una volta che mi salutava dalle vetrine avanti a me o, di profilo, dagli scaffali.
E, comunque, non l’ho mai letta. Sono state molte le occasioni nelle quali ho provato ad aprire qualcuno di questi tomi e immergermi nella sua lettura. Ma mi ha sempre colto un orrore primordiale, un panico metafisico, magari solo una bizzarra e personale sorte di superstizione è intervenuta ad impedirmelo. Sicché non ho mai aperto nessuno di questi libri, eccezion fatta per la verifica iniziale del loro buono stato prima di pagarli.
E come ho passato una vita intera ossessionato da quei volumi, per tutto questo stesso tempo mi sono domandato perché non osassi leggerlo.
Adesso, nella vigilia del mio sessantesimo compleanno, è lì che mi aspetta, sopra il comodino, come la chiave che spalanca le porte dell’inferno, come una finestra che domina l’abisso, una delle mie 937 edizioni de La metamorfosi di Franz Kafka.
Prima di adagiarmi comodamente sul mio letto, tra i miei cuscini preferiti, di accendere la lampada e, prendendo il libro tra le mani, aprirlo per scoprire cos’è ciò che è accaduto a Gregor Samsa al risveglio una mattina dopo un sonno inquieto, ho deciso di scrivere questo, poiché non so cosa succederà, ma so che andrò incontro a un destino ineluttabile, e che, almeno, queste ultime righe saranno dirette a me.
Alexis Ravelo (Spagna), Monobibliofilia, (in Algunos textículos, Anroart Ediciones 2007)
(Tradotto da Ceremonias)
Ho letto un’infinità di studi su questa narrazione, che mi ossessiona fin dall’adolescenza. Conosco una moltitudine di interpretazioni critiche, di seconde, di terze letture. Di esercizi ermeneutici, testi allusivi od esegetici dalla singolare competenza circa Gregor Samsa.
Ho trascorso la mia vita cercando copie di quest’opera in ogni libreria di ogni città di ogni paese in cui ho messo piede. Non sono mai riuscito a resistere alla tentazione di acquistarla una volta che mi salutava dalle vetrine avanti a me o, di profilo, dagli scaffali.
E, comunque, non l’ho mai letta. Sono state molte le occasioni nelle quali ho provato ad aprire qualcuno di questi tomi e immergermi nella sua lettura. Ma mi ha sempre colto un orrore primordiale, un panico metafisico, magari solo una bizzarra e personale sorte di superstizione è intervenuta ad impedirmelo. Sicché non ho mai aperto nessuno di questi libri, eccezion fatta per la verifica iniziale del loro buono stato prima di pagarli.
E come ho passato una vita intera ossessionato da quei volumi, per tutto questo stesso tempo mi sono domandato perché non osassi leggerlo.
Adesso, nella vigilia del mio sessantesimo compleanno, è lì che mi aspetta, sopra il comodino, come la chiave che spalanca le porte dell’inferno, come una finestra che domina l’abisso, una delle mie 937 edizioni de La metamorfosi di Franz Kafka.
Prima di adagiarmi comodamente sul mio letto, tra i miei cuscini preferiti, di accendere la lampada e, prendendo il libro tra le mani, aprirlo per scoprire cos’è ciò che è accaduto a Gregor Samsa al risveglio una mattina dopo un sonno inquieto, ho deciso di scrivere questo, poiché non so cosa succederà, ma so che andrò incontro a un destino ineluttabile, e che, almeno, queste ultime righe saranno dirette a me.
Alexis Ravelo (Spagna), Monobibliofilia, (in Algunos textículos, Anroart Ediciones 2007)
(Tradotto da Ceremonias)
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