Troppo sole, troppo banale — Jorge Souto Browne

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(Fritz Kahn, The effect of sunlight, 1940)



Quella mattina presi troppo sole. Ero scesa in spiaggia molto presto.
In ogni caso, già alle 9 avevo due mariti.

Alle 10 e mezza erano diventati quattro: insistevano perché facessi il bagno insieme a loro. Li mandai all'inferno e riaffondai il naso nel mio Maigret.

Verso mezzogiorno, quando stavo per scoprire l'assassino, i miei dodici mariti cominciarono a urlare tutti in coro: «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?», «Ho fame, si va a mangiare?»...
Da impazzire. Sempre stato un uomo ripetitivo, monotono. Non è cambiato mai.

È stato alle 12 e 12 precise (lo so perché ho guardato l'orologio) che ho provato a pensare come Simenon.
E allora ho scartato l'idea dell'omicidio. Troppo banale.
E ho preso seriamente in considerazione quella del divorzio.


Jorge Souto Browne (Inghilterra/Portogallo), Demasiado Sol, demasiado Banal

(Tradotto da Enciclopédia do Estranhamento para os Parvos, Oúltimofarol Ed., 2008)

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