Identità — Héctor Ranea

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Kafka era immerso nello studio della nuova edizione del manuale della sicurezza sul lavoro. Il segretario si avvicinò con una tazza di caffè, inciampò e rovesciò il contenuto, che in parte schizzò verso Kafka, sul tappeto, dove un disegno di uno scarabeo reale si lasciò sfuggire un urlo selvaggiamente acuto. L’immagine gridò che lo ringraziassero del fatto che non si sarebbe mosso da lì.
Senza poter credere a quel che avevano sentito, entrambi si misero a discutere fino a molto tardi sulla capacità di ognuno di essere ventriloquo senza saperlo. Dopo tre pinte di birra, conclusero che nessuno di loro due lo era, e che lo scarafaggio aveva parlato veramente.
L’indomani, Kafka calpestò con forza quell’immagine contornata e riuscì appena a farle emettere un grugnito molto simile allo scricchiolio del pavimento in legno, cosicché non si stupì e proseguì a lavorare al suo manuale.
Quando arrivò alla sezione che trattava degli incendi, iniziò a leggere ad alta voce e udì una risata inconfondibilmente di scarafaggio.
- Non si può uscir fuori da quelle finestre, idiota! Solo uno scarafaggio lo potrebbe fare!
- Sai come sono fatte le uscite di sicurezza dalle finestre?
- Come no! Sono nato scarafaggio. – Ma subito borbottò -. Sebbene non sappia com’è stato che sono nato Gregor Samsa
-E quest’altro chi è? Sei Gregor?
- In persona. Mi partorì mia madre fra mille dolori.
Quando Kafka si svegliò, c'era ancora una mezza pinta di birra nel boccale. Il capo lo stava fissando con una lettera di licenziamento in mano. Mentre si alzava, Kafka si disse che stavolta avrebbe dovuto trovare una buona scusa oppure, per poter vivere, non gli sarebbe restato altro che pubblicare qualcuno di quei suoi romanzi.


Héctor Ranea (Argentina), Identidades

(Tradotto da Breves no tan breves)

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