Dolore — José Luis Zárate

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(Immagine dal film Herman Melville's Moby Dick di John Huston, 1956)


La gamba che non esisteva cominciò a dolergli, batté sulla coperta della nave con la sua gamba di bastone affinché quel fantasma cessasse di tormentarlo.
Questa è la realtà, questo legno.
Si avvicinavano di gran carriera e l’animale non mostrava alcun segno di voler fuggire. Che diavolo?
La balena bianca era morta da parecchio, galleggiava rigonfia dei gas della decomposizione.
Achab gridò al vederla. Pianse come non avrebbe fatto neanche alla vista della sua nave che affondava.
Finiva tutto così?
Quella notte la gamba strappata gli fece male come mai prima. Montò in coperta cercando di calmarla. Guardò l’orizzonte e allora sentì la vecchia ira, e l’antica smania di vendetta. Perché quella era ancora lì, nel punto esatto del dolore, e anche la ferita, proprio lì, dove non c’era nulla (e perciò fuori della sua portata): Moby Dick.


José Luis Zárate (Messico), Dolor

(Tradotto da Químicamente impuro)

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