Cupido, inventore del tergicristalli — Daniel Sánchez Bonet

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(Immagine: TheInfiniteSadness)


Aveva appena chiuso la porta, quella di legno che era mangiata dai tarli. Lo sbattere della porta annunciava che c’era qualcosa che non andava. La mia concentrazione si bagnò al contatto dell’acqua che scendeva dall'alto. Le gocce scorrevano sul mio corpo: pioveva a catinelle.

Avevo solo un pensiero in testa: lasciare Lucia, ma non ero del tutto sicuro. Dubitavo, continuavo a dubitare: dirglielo adesso oppure tacere per sempre. Io la amavo: ripetevo a me stesso. Intanto per la strada, sotto la pioggia intensa, passavano macchine, molte macchine. Si muovevano tutte contemporaneamente. Tutte dirette dal verdetto dei loro tergicristalli: quelli che si muovevano da sinistra a destra. Un movimento ossesivo che diceva no, che mi spingeva a rinunciare ai miei propositi di lasciarla. Le macchine insistevano, non vacillavano. Erano tante. Erano come un'immagine che mi costringeva a abbandonare ciò che avevo intrapreso. La decisione ormai era presa: ritornavo a casa.

Andavo con le mani in tasca e con passo leggero. Prima di aprire la porta mi fermai un attimo a riflettere: Cupido, inventore del tergicristalli, pensai in un momento di lucidità. Lucia era ancora la mia ragazza.


Daniel Sánchez Bonet (Spagna), Cupido, inventore del tergicristalli

(Tratto da Microrrelatos a peso — traduzione dell'autore, revisione linguistica: SV)

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