(Marc Chagall, Hommage à Apollinaire, 1911-12 — Stedelijk Van Abbe Museum, Eindhoven)
Su Phinisce, secondo satellite abitato del pianeta Phinito, vivono gli Arguti, gente sofisticata e molto intelligente, che si sveglia inventando aforismi, e prosegue per il resto del giorno senza parlare con nessuno, però immersa in uno stato permanente di creazione letteraria, filosofica e religiosa. Quando uno straniero arriva a Phinisce, è inevitabile che si senta a disagio e fuori posto, trovandosi tra questa gente bizzarra in grado di recitare all'infinito le ventitremila proposizioni teologiche o le ottocentomila odi, ma che si rivela incapace di riconoscere i parenti e per la quale è sempre più difficile ricordare il proprio nome. A volte lo straniero che non si rassegna cede ancora allo sterile proposito di cambiare le cose e riportare i Phiniti alla ragione, parlandogli dei loro cari e domandando del loro passato e della loro infanzia, e del pianeta che essi hanno conosciuto due o tre secoli fa, ma, presto o tardi, si scopre che è tutto inutile, e allora gli stranieri partono da Phinisce nello stesso modo in cui sono arrivati, inosservati, essendo i Phiniti spiriti, esseri eterei che da molto tempo hanno lasciato dietro sé le loro carcasse pesanti, e che vagabondano intorno alle proprie idee e alle rocce della propria terra, spinti da una tristezza fatalista che non finisce mai e che gli fuoriesce dalla testa in parole e idee che sedimentano nel paesaggio come la sabbia arida.
José Eduardo Lopes (Mozambico/Portogallo), Akaba
(Tradotto da Estrada de Santiago)
Su Phinisce, secondo satellite abitato del pianeta Phinito, vivono gli Arguti, gente sofisticata e molto intelligente, che si sveglia inventando aforismi, e prosegue per il resto del giorno senza parlare con nessuno, però immersa in uno stato permanente di creazione letteraria, filosofica e religiosa. Quando uno straniero arriva a Phinisce, è inevitabile che si senta a disagio e fuori posto, trovandosi tra questa gente bizzarra in grado di recitare all'infinito le ventitremila proposizioni teologiche o le ottocentomila odi, ma che si rivela incapace di riconoscere i parenti e per la quale è sempre più difficile ricordare il proprio nome. A volte lo straniero che non si rassegna cede ancora allo sterile proposito di cambiare le cose e riportare i Phiniti alla ragione, parlandogli dei loro cari e domandando del loro passato e della loro infanzia, e del pianeta che essi hanno conosciuto due o tre secoli fa, ma, presto o tardi, si scopre che è tutto inutile, e allora gli stranieri partono da Phinisce nello stesso modo in cui sono arrivati, inosservati, essendo i Phiniti spiriti, esseri eterei che da molto tempo hanno lasciato dietro sé le loro carcasse pesanti, e che vagabondano intorno alle proprie idee e alle rocce della propria terra, spinti da una tristezza fatalista che non finisce mai e che gli fuoriesce dalla testa in parole e idee che sedimentano nel paesaggio come la sabbia arida.
José Eduardo Lopes (Mozambico/Portogallo), Akaba
(Tradotto da Estrada de Santiago)
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