(Immagine: Nicola Perasso)
Un uomo viaggia ogni giorno in treno dalla sua casa nei sobborghi fino alla capitale, diretto al lavoro. In uno specifico punto del tragitto, solleva sempre la testa dal giornale e guarda fuori del finestrino. Là, nel mezzo di un campo adiacente alla ferrovia, circondata dal verde e dai papaveri, ogni mattina, c'è una bambina vestita in uniforme scolastica con due nastri blu che legano delle trecce incantevoli. Quando sente il treno, la bambina lascia sull'erba il suo zainetto, apre le braccia e comincia a oscillare lateralmente, come un aeroplano, come, forse, uno spaventapasseri che volesse salutare il treno e non potesse. Ogni volta l'uomo le ricambia il saluto, pur sapendo che lei non lo vede. Lui è felice in quel momento, l'apparizione della bambina per lui è come un buon augurio col quale cominciare la giornata.
Tutto cambia il giorno in cui l'uomo permette al suo pensiero di tradirlo. Si prospetta la possibilità che un giorno guarderà fuori del finestrino e la bambina non ci sarà più. Che cosa terribile! Così terribile che da allora, quando il treno si avvicina al campo di papaveri, affonda ancor di più i suoi occhi nel giornale, si proibisce di guardare fuori per poter immaginare che la bimba seguiti a star lì, che sarà lì per sempre, che ancora una volta il treno se la lasci indietro con le piccole braccia aperte verso il cielo, e non il contrario, che lei lo abbia lasciato dietro di sé, si sia sciolta i nastri delle trecce e sia andata via, le braccia ormai capaci di volare.
Sergio Patiño Migoya (Spagna), Cada día
(Tradotto da Breventos y Brevesías)
Un uomo viaggia ogni giorno in treno dalla sua casa nei sobborghi fino alla capitale, diretto al lavoro. In uno specifico punto del tragitto, solleva sempre la testa dal giornale e guarda fuori del finestrino. Là, nel mezzo di un campo adiacente alla ferrovia, circondata dal verde e dai papaveri, ogni mattina, c'è una bambina vestita in uniforme scolastica con due nastri blu che legano delle trecce incantevoli. Quando sente il treno, la bambina lascia sull'erba il suo zainetto, apre le braccia e comincia a oscillare lateralmente, come un aeroplano, come, forse, uno spaventapasseri che volesse salutare il treno e non potesse. Ogni volta l'uomo le ricambia il saluto, pur sapendo che lei non lo vede. Lui è felice in quel momento, l'apparizione della bambina per lui è come un buon augurio col quale cominciare la giornata.
Tutto cambia il giorno in cui l'uomo permette al suo pensiero di tradirlo. Si prospetta la possibilità che un giorno guarderà fuori del finestrino e la bambina non ci sarà più. Che cosa terribile! Così terribile che da allora, quando il treno si avvicina al campo di papaveri, affonda ancor di più i suoi occhi nel giornale, si proibisce di guardare fuori per poter immaginare che la bimba seguiti a star lì, che sarà lì per sempre, che ancora una volta il treno se la lasci indietro con le piccole braccia aperte verso il cielo, e non il contrario, che lei lo abbia lasciato dietro di sé, si sia sciolta i nastri delle trecce e sia andata via, le braccia ormai capaci di volare.
Sergio Patiño Migoya (Spagna), Cada día
(Tradotto da Breventos y Brevesías)
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