La geometria di Teseo — Héctor Ranea

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(Pablo Picasso, Minotauromachia, 1935)


Teseo non ne può più. Ormai è stanco di girare su e giu per le strade del Labirinto senza incontrare né Minotauri né ragazzi, né splendide giovani di biondi capelli e ricci mozzafiato. Che siano soltanto leggende nere di un'isola nera? Capisce d'aver sbagliato tutto e a stento fa i primi passi all’indietro ma è tutto quanto buio perché la notte lo insegue. Continua nella morbida luce nera di una notte strana, e a un angolo, mai visitato prima, trova un cadaverico personaggio che non chiede né aiuto né acqua, solo un libro.
– Scusa – dice Teseo – come mai mi chiedi un libro? Avrei capito se mi avessi chiesto aiuto per uscirtene di qua. Quale razza di Dei malvagi ti manda a far queste domande a un eroe perso? Anche questo oltraggio appartiene alla rivincita degli Dei oscuri che mi hanno rinchiuso in questo ignobile palazzo di questa maledetta isola?
– Niente paura, principe! – disse il cadaverico. – Se ti chiedo un libro è soltanto per leggere come trovare Minotauro, cercato da me da tanti secoli.
–Non sapevo che la ricerca di questo mostro durasse da così tanto tempo.
Il tono di voce di Teseo si incupì e le tenebre circostanti gli entrarono nella gola perché capì che lo straniero era lui stesso; cioè Teseo che da secoli girava in tondo alla ricerca di niente in un posto che non esisteva, solo per trovar se stesso anziché Minotauro.
Ma un’eroe trasforma la paura in una scure, e allora chiese al Teseo speculare se il libro fosse stato scritto prima che lui avesse comiciato il viaggio a ritroso. La risposta del morente:
– Cosa pensi tu, che sia prima, o dopo? La geometria insegnata dal libro che ti chiedo dice che ogni prospettiva è così diversa che, muovendoti da un punto all’altro, puoi confondere una porta con gli occhi di Minotauro e viceversa.
Teseo tace. Ricorda che tempo fa ha attraversato una porta simile.
– Allora non è improbabile che io abbia varcato l’occhio del mostro.
E il cadavere a lui:
– E quasi certamente ti sei spostato dentro lui. Non sei uscito da lui; ci sei entrato, invece.
Nel Labirinto c'è una pausa temporale. Il vecchio guarda Teseo senza credere a quanto ha appena detto, comprendendo che entrambi sonoTeseo.
– Può essere che adesso noi due siamo pensieri di Minotauro che lui stesso non sa di avere?
La domanda restò senza risposta.
Il vecchio diventò una pennellata bianca nel buio.
Teseo, inchiodato nel punto del loro incontro, gridò con urla orrende.


Héctor Ranea (Argentina), La geometria di Teseo

(Revisione linguistica: S.V.)

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