Amnesia — Nina Femat

.


(Immagine: Jaroslav Malek)


L’ufficio è vuoto. Nessuno sa che mi sono nascosta nel bagno e ho aspettato finché se ne sono andati tutti. Nessuno sa che ho rubato le chiavi e adesso posso aprire i cassetti altrui e venire a conoscenza di piccoli segreti. Per primo, è chiaro, il cassetto del mio capo: una busta strapiena chiusa, me la porto via. Subito dopo, le scrivanie dei miei colleghi: in tutte quante trovo buste gialle, chiuse per mancanza di fiducia. E il resto? Spillatrici, fermagli, matite, noioso materiale da ufficio… Esco circospetta, stringendo le buste, il cuore mi batte veloce. Un taxi mi riporta a casa.
In totale sono 137 foto, in tutte compaio io, io truccata da pagliaccio, io che ballo in bikini e con l’elmo da vichingo in testa, con le dita nel naso, travestita da Catwoman, io mentre faccio gesti osceni… Non mi ricordo niente.
Comincio a scrivere la mia lettera di dimissioni.


Nina Femat (Argentina), Amnesia

(Tradotto da Químicamente impuro)

Nessun commento:

Posta un commento