Anfibologia — JuanYanes

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(Olaus Magnus, Historia de Gentibus Septentrionalibus, 1555 — incisione)


Attraversavamo il Loch Ness in una brumosa giornata del mese di marzo. Andavamo dietro a una misteriosa melodia che proveniva dai merli di Urquhart. Qualcuno suonava il violino nella nebbia.
Tutto fece sì che il mostro, a un certo momento, sporgesse la sua testa enorme proprio accanto al punto in cui io stavo seduto. Esitai un attimo, ma subito dopo lo accarezzai dietro l'orecchio e gli diedi dei buffetti sopra il muso. Ci accompagnò per un tratto e poi s'inabissò, di nuovo, nell'oscurità dell'acqua. Nessuno fece commenti, né manifestò anche la più piccola sorpresa, come se si trattasse della cosa più naturale del mondo. Proseguimmo il viaggio fino ad arrivare a Fort Augustus e ritornammo indietro.
Erano gli anni settanta e leggevamo realismo fantastico, come degli invasati, da sfondarci.


Juan Yanes (Spagna), Anfibología

(Tradotto dalla Máquina de coser palabras)

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